Ibridazione tecnologica e Coevoluzione

Questo articolo nasce essenzialmente da un attacco di panico: quello che ho avuto nell’attimo in cui ho realizzato di trovarmi in una strada lontana da casa, con lo smartphone scarico e senza caricabatterie al mio seguito.
Sto esagerando? Forse. Magari non sarà stato un attacco di panico quello che mi ha animato, ma di sicuro una lieve stretta allo stomaco e un formicolio dietro la nuca.
Chiunque dica il contrario mente o ha più di 50 anni: qualunque nativo digitale ha ormai del tutto incorporato nelle proprie capacità cognitive qualche elemento extrasomatico digitale; l’ibridazione che modifica una specie non ha assolutamente bisogno di essere presente nel fenotipo dei suoi esseri per essere reale.
Intendo dire che questa ibridazioni, che sono all’esterno di noi, modificano anche le capacità cognitive al nostro interno, tramite mutazioni funzionali, psicologiche e cognitive.
L’idea che l’uomo sia sempre uguale a sé stesso — fatto e finito,  solo con condizioni di vita migliori, qualora detenga strumenti migliori — è sostanzialmente una semplificazione degna dei Flinstones.

Il territorio, la mappa. Embodiment e territorializzazione: come il corpo modifica il cervello

Abbiamo parlato di evoluzioni culturali e tecnologiche che ci semplificano la vita.
Ma come può una cosa che ci semplifica la vita essere nociva alla nostra struttura cognitiva? Per quale motivo l’assenza del GPS mi fa stare fisicamente male?
Per capire questo dobbiamo prima parlare di cosa accadeva quando, per spostarci dal punto A al punto B, ci affidavamo alle mappe del buon vecchio stradario e al nostro senso dell’orientamento.
Come il paradigma dell’embodiment ci insegna, i nostri cervelli esistono solo in maniera situata, esistono cioè solo in corpi e ambienti che si coalimentano: Il movimento del corpo all’interno di un ambiente modifica l’architettura del cervello e viceversa.  Questo significa che quando un bambino impara a fare una radice quadrata, nel suo cervello si producono modificazioni e processi FISICI. In seguito il bambino potrà dimenticare come si fa una radice quadrata, ma quei percorsi continueranno ad essere valide per altre funzioni, più o meno complesse. Fare una radice quadrata con una calcolatrice e, in generale, demandare questo processo ad una macchina equivale invece ad attivare nel nostro cervello per ognuna delle mille ricerche sempre LO STESSO stimolo ON-OFF  (e che vi ricorda questo? Il buon vecchio sistema binario 0101010101010)

Memoria e movimento: Place Cells e Grid Cells

Secondo uno studio —  che ha valso nel 2014 il nobel per metà a John O´Keefe e per metà a May‐Britt ed Edvard Moser —  nel nostro corpo esistono delle Place Cells: cellule che controllano attivandosi la posizione in cui l’animale (o l’uomo, what’s the difference?) si trova nello spazio. Grazie a queste cellule se ne attivano poi altre dette Grid Cells: cellule che producono una mappa potenziale di azione e movimento nello spazio.

 

 

D’accordo, ma cosa c’entra tutto questo con la memoria e la capacità di ragionamento?
É presto detto: lo studio ha rivelato anche che nei processi di memorizzazione si attivano gli stessi circuiti: il pensiero logico non è altro che un’astrazione della navigazione spaziale. Questo significa che imparare non è altro che costruire una mappa mentale di qualcosa, capire come arrivare ragionando da un punto A a un punto B.

Ifonte: www.gapingvoidart.com

 

E quando utilizziamo il GPS?

Quando ci si muove utilizzando una mappa o tramite il senso dell’orientamento le place cells (movimento effettivo)  e le grind cells (movimento potenziale) si integrano nel sistema nervoso centrale come esperienze corporee. Vale a dire, si integrano non come un dato finito, ma come funzionamento possibile. Chi obbedisce a GPS non sta mai incorporando dati che si situino e lo risituino in un contesto che sia in rapporto con i suoi stimoli propriocettivi. In altre parole, demandando alla macchina ignoriamo e non attiviamo tutta una serie di conoscenze corporee.

Questo come si ripercuote nella vita di tutti i giorni?
Senza annoiarvi troppo: un altro studio ha mostrato che le persone con una maggiore abitudine al GPS utilizzano meno strategie di memoria spaziale e una memoria spaziale più scarsa quando devono orientarsi in un ambiente che hanno sperimentato senza GPS. Lo studio dimostra anche che la relazione tra l’uso del GPS e il declino della memoria spaziale è dose-dipendente, nel senso che coloro che hanno usato il GPS in misura maggiore tra i due punti temporali hanno mostrato un declino maggiore nella memoria spaziale.

Quindi siamo destinati per sempre come specie a vedere progressivamente diminuire le nostre capacità cognitive e finire come degli esserini ebeti digital-dipendenti?

No, niente paura. Fortunatamente il nostro cervello è plastico e dunque niente è perduto. Per cominciare ad aumentare la vostra memoria spaziale (e di conseguenza la memoria totale, la capacità di astrazione e quindi di studio…) non dovete far altro che iniziare a spegnere il GPS.
No, non dovete comprare uno stradario e abbandonare così la comodità dell’avere delle mappe sempre aggiornate: potete mettere sul vostro stradario digitale la modalità visione dall’alto senza cliccare su “avvia navigazione”.

Per approfondire:
L’uomo aumentato, il cervello diminuito. Miguel Benasayag, 2016 ediz. Italiana Edizioni Centro Studi Erickson
Il motore della mente C. Morabito 2020 ediz. Laterza

 



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