La significazione e l’algoritmo (una dichiarazione di intenti)
Ogni giorno il mondo fisico si schiude per proporci un ambiente digitale più performante, veloce, informato, integrato con l’ambiente esterno.
Accessibilità-Usabilità-Completezza-Interoperabilità è il leitmotiv di chi costruisce i nostri device: le informazioni (la nuova moneta del regno) devono diffondersi fluidamente, appianare contraddizioni. Nell’era dell’iperconnessione tutto fluisce incessantemente senza trovare ostacoli.
In politica la Bestia di Morisi e il caso Cambridge Analytica hanno dimostrato quanto la profilazione dei dati degli utenti sia un’arma utile a dirigere il consenso di milioni di persone. Associazioni e aziende si affidano per le loro strategie lavorative alla scienza statistica supportata dai grafici. Pensate sia un lavoro complesso? Niente paura! Perfino canvas (programma di grafica dalla elevata usabilità o grafica per niubbi che dir si voglia) permette di estrarre dati numerici creando semplici grafici a torta o a colonna.
Che dire poi del marketing, dell’ingegneria gestionale?
Siamo assuefatti ai numeri e a loro devoti.
Quasi nessuna delle attività delle nostre vite opera senza il supporto di tecnologie possibili grazie a calcoli algoritmici; persino l’arte e la sua diffusione sono entrate in questa logica.
Mentre gli NFT cercano di rendere non riproducibile l’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica, con buona pace di Walter Benjiamin, Claudio Morici – il comico del mio cuore – paga qualcuno affinché gli curi i profili social. Chi di noi ha un po’ di dimestichezza con l’imprenditorialità di sé stesso lo sa: stare sui social è una vera e propria rogna. Bisogna postare a orari precisi, essere sempre presenti, dare spunti interessanti. Così quel qualcuno pagato da Claudio Morici sui social si è messo a tagliuzzare sempre gli stessi video in maniera diversa, riproponendoli in tutte le sale. La qualità degli interventi di Morici è calata drasticamente, così come le sue visualizzazioni.
Allora mi sono detta: ma non sarà mica che questi numeri, questi complessi calcoli algoritmici, non siano in grado di migliorare proprio tutto tutto tutto?
I numeri sembrano darci certezze, li usiamo per darci solidità.
Dimentichiamo però troppo spesso che numeri e parametri li abbiamo inventati noi, fanno parte di questa pazza pazza smania di classificare il mondo. Prima ancora che l’interpretazione del dato è la costruzione del dato stesso ad essere parziale, a significare qualcosa essendo, cioè, di parte.
Ecco, è proprio la significazione dietro l’algoritmo quel che Netnography intende ricercare. Il qualitativo nel quantitativo, la domanda alle risposte che sembrano essere fatte e finite.
Perché, lungi dall’essere luddisti, c’è bisogno di un manualetto per le istruzioni per questa complessa, complessa relazione uomo-macchina.
Ché senza manuale delle istruzioni ci si sente persi, e quando ci si sente persi si finisce per credere a qualunque cosa.
PER APPROFONDIRE
Lettura irrinunciabile per planare dall’alto sull’argomento: Miguel Benasayag, La singolarità del vivente (Jaca Book, 2021).