Gli eschimesi non si chiamano eschimesi, gli aztechi non si chiamano aztechi e gli indiani d’America non sono indiani, e pure sul termine “America” si potrebbe discutere. Ma se è per questo, nemmeno i tedeschi si chiamano tedeschi, gli ungheresi non si chiamano ungheresi e neppure gli albanesi si chiamano albanesi.

Andiamo con ordine: quando ci troviamo di fronte al nome di una popolazione, quello è un etnonimo, dal greco ἔθνος (éthnos) e cioè “gruppo”, “popolo”, “stirpe”, e ὄνομα(ónoma) che significa “nome”. Ora, fin qui sembra andare tutto bene, ma le cose si complicano quando ci accorgiamo che il modo in cui noi chiamiamo “gli altri” non sempre coincide con il modo in cui tali “altri” chiamano sé stessi.

Si parla di esonimi (dal gr. ἔξω: “fuori”, “all’esterno”) quando il nome che viene usato per indicare una popolazione, una comunità non è scelto né usato da quel popolo, ma è frutto di processi di varia natura che hanno portato alla sua coniazione. Per esempio, noi chiamiamo ancora così gli eschimesi dall’inglese “eskimo”, dal francese “esquimeux”, dallo spagnolo “esquimao/esquimal” (sì, sono parecchi gli europei che si sono dati il cambio in queste terre) dal innu-aimun (lingua parlata dalle tribù innu del Canada orientale) “ayas̆kimew”, che significa “persona che usa le ciaspole”.

Quindi, ricapitolando, il nome “eschimesi” è la versione italiana, della versione inglese, della versione francese, della versione spagnola (che al mercato mio padre comprò) del nome con cui gli Innu chiamavano gli “eschimesi”, i quali, per inciso, tra di loro si chiamano ᐃᓄᐃᑦ (inuit) plurale di ᐃᓄᒃ (inuk) che significa “uomo”, “persona”.

Al contrario “inuit” è un endonimo (dal gr. ἔνδον: “dentro”, “interno”) e cioè un nome generato e/o utilizzato dalla stessa comunità cui esso si riferisce.

Utilizzare gli endonimi piuttosto che gli esonimi è una battaglia portata avanti da diverse comunità, e potrebbe venirci il dubbio su quale sia il problema, dato che i tedeschi in vacanza a Rimini non hanno mai protestato chiedendo di essere chiamati “Deutschen” invece che “tedeschi” (se non crucchi, che poi all’inizio faceva riferimento agli iugoslavi). La risposta è che il problema non è tanto essere chiamati in modo diverso in casa d’altri, per così dire, ma a casa propria! Perché, tornando al nostro esempio, il termine “eskimo” è stato imposto alle popolazioni inuit dal governo franco-canadese e utilizzato nel parlato proprio a casa loro… e fino a non molto tempo fa.

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